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Da Gennaio 2020 il nuovo ceppo di coronavirus chiamato SARS-CoV-2 è entrato nelle nostre vite, cambiandole. Dall’inizio dell’epidemia ad oggi sono quasi 8 milioni i casi segnalati in Italia, con oltre 135.000 decessi. La mortalità cresce naturalmente con il crescere dell’età, come anche la gravità dei sintomi.
Il COVID-19 è riconosciuta come una sindrome respiratoria acuta, i cui sintomi principali sono febbre e tosse; altri sintomi riconosciuti sono stanchezza, dolore muscolare e dispnea.
In questo articolo vediamo come l’attività fisica può influenzare la risposta immunitaria in generale e in particolare come può prevenire sintomatologie gravi da SARS-CoV-2.
L’attività fisica è il farmaco più potente che abbiamo a nostra disposizione. Ed è gratis!
Nella categoria di attività fisica ricadono tutti quei movimenti che richiedono un dispendio energetico superiore rispetto ai livelli di riposo basali: pulire casa, giardinaggio, camminare, fare le scale, andare in bici al lavoro, giocare con i bambini, ballare). L’esercizio fisico invece è un’attività fisica strutturata, pianificata e ripetitiva che ha il chiaro obiettivo il miglioramento o il mantenimento di uno stato di forma fisica.
La contrazione dei muscoli durante l’esercizio provoca dispendio energetico e richiesta di ossigeno; l’equilibrio del corpo viene “distrutto”. L’infiammazione è la risposta del sistema immunitario nel tentativo di ripristinare questo equilibrio .
Il sistema immunitario attivato normalmente rilascia delle sostanze (citochine) pro-infiammatorie e anti-infiammatorie. La pratica regolare di esercizio fisico a intensità moderata favorisce maggiormente il rilascio delle citochine anti-infiammatorie, migliorando lo stato di salute in quelle condizioni tipicamente caratterizzate da infiammazione come l’obesità, il diabete di tipo 2, l’aterosclerosi, le malattie cardiovascolari, il cancro, l’asma o le malattie neuro-degenerative, oltre a diminuire il rischio di infezione da parte di virus e batteri.
Questa attivazione del sistema immunitario può essere positiva o dannosa, a seconda del grado di attivazione e dipende dall’intensità e dalla durata dell’esercizio fisico.
Si è visto infatti che l’attività fisica a intensità moderata può stimolare le cellule immunitarie, mentre l’attività ad alta intensità e prolungata, senza riposo adeguato, può invece diminuire la risposta immunitaria e aumentare quindi la probabilità di contrarre infezioni. La soglia, secondo l’International Society for Exercise and Immunology (ISEI), oltre la quale l’esercizio smette di avere benefici sull’immunità è di 90 minuti di esercizio a intensità medio-alte.
L’intensità dell’esercizio è scientificamente misurata ed espressa come la percentuale del massimo consumo di ossigeno (Vo2max). Un altro metodo per classificare le attività fisiche sono i MET, o equivalenti metabolici, che partono dal presupposto che a riposo un adulto consuma circa 3,5mL di ossigeno per kg di peso corporeo al minuto.
1 MET equivale quindi a 3,5 mL/kg/min di consumo di ossigeno. Possiamo dividere le intensità di esercizio in:
Ne consegue che l’inattività fisica è un enorme fattore di rischio per sviluppare diverse malattie non trasmissibili, come obesità, diabete, cancro ma anche il rischio di contrarre infezioni.
Cosa succede quando contraiamo un’infezione, in particolare quella da SARS-Cov-2 che causa il Covid-19?
Le cellule del nostro sistema immunitario riconoscono che c’è qualcosa di estraneo e attivano tutta una serie di meccanismi che portano alla risposta infiammatoria con la produzione di citochine, che come abbiamo visto possono essere pro-infiammatorie o anti-infiammatorie a seconda della durata e dell’intensità dell’esercizio. Durante l’attività fisica aumentano anche i neutrofili (i globuli bianchi), i leucociti e i macrofagi che agiscono contro i patogeni.
L’attività fisica regolare diminuisce gli ormoni dello stress e le risposte infiammatorie e migliora la sorveglianza immunologica, aiutando a prevenire malattie respiratorie come il Covid-19.
Infatti, lo sforzo cardiorespiratorio mobilizza le cellule del sistema immunitario e le spinge a uscire dai loro serbatoi (i vasi sanguigni, il midollo osseo, la milza) per andare ai tessuti linfatici e gli organi, ad esempio le prime vie respiratorie o i polmoni, dove possono riconoscere e combattere subito i patogeni, migliorando la risposta antivirale.
Tuttavia, se lo sforzo è troppo intenso può provocare dei cambiamenti sfavorevoli nel sistema immunitario, arrivando ad avere l’effetto opposto cioè l’immuno–soppressione con un aumentato rischio di infezioni.
Una sottopopolazione per la quale è essenziale praticare attività fisica con regolarità è quella anziana, sia per l’età sia per la maggior incidenza di co-morbidità che li mettono a maggior rischio di contrarre l’infezione e avere complicazioni più gravi. In persone anziane regolarmente attive si è visto che si riduce lo stress ossidativo, migliora la risposta immunitaria e si riduce l’immunosenescenza, cioè il normale deterioramento del sistema immunitario dovuto all’età.
Lo stesso vale per persone con obesità, patologia caratterizzata da un’infiammazione sistemica e presenza di citochine pro-infiammatorie. L’attività fisica modula la risposta infiammatoria, aumentando le citochine anti-infiammatorie, oltre ad avere effetti benefici sulla salute metabolica, migliorando la sensibilità all’insulina e migliorare il controllo glicemico. Tutto questo è stato associato anche a migliori prognosi in caso di infezione Covid-19.
L’infezione da Sars-CoV-2 è associata anche a eventi trombotici e ischemici; l’attività fisica è in grado di influire positivamente sul rischio di eventi ischemici, diminuendo l’attivazione di fattori aterogenici e della coagulazione.
In assenza di sintomi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda almeno 150 minuti a settimana per gli adulti e 300 minuti per bambini e adolescenti. In caso di sintomi come febbre, dispnea a riposo e tosse è necessario consultare un medico e interrompere l’attività fisica.
Come abbiamo visto l’intensità dovrebbe essere moderata per ottenere gli effetti benefici dell’esercizio fisico sul sistema immunitario.
Svolgere attività ad alta intensità è possibile ma è necessario ridurre il volume (la durata e/o frequenza) delle sedute intense.
Uno studio californiano ha evidenziato che i pazienti con COVID-19 che avevano uno stile di vita sedentario nei 2 anni precedenti alla pandemia hanno avuto più ospedalizzazioni, più ricoveri in terapia intensiva e maggiore mortalità rispetto ai pazienti che seguivano con costanza le linee guida per attività fisica (150 minuti a settimana.) Anche le persone che non raggiungevano questo limite di 150 minuti ma comunque rimanevano in qualche modo attivi (11-149 minuti a settimana) avevano migliori risultati rispetto a chi non si muoveva per nulla.
Aumentare la capacità aerobica protegge da e riduce la severità dei sintomi del COVID-19, aumentando l’immunità polmonare, la flessibilità dei tessuti polmonari, migliorando la resistenza e la forza dei muscoli polmonari, riducendo la produzione di radicali liberi e il danno ossidativo, riducendo la tosse secca e liberando le vie respiratorie.
Una review sistematica ha analizzato diversi studi sulla quantità di attività aerobica (bicicletta, camminata, corsa) consigliabile a persone con Covid-19, analizzando la quantità di globuli bianchi. I risultati hanno mostrato che i pazienti con COVID-19 dovrebbero seguire un programma regolare di attività aerobica della durata di 20-60 minuti, ad un’intensità di 55%-80% del VO2Max o 60%-80% della frequenza cardiaca massima, per 2-3 volte a settimana.
Persone sedentarie che non riescono a sostenere durate così lunghe possono dividere in più piccoli sforzi giornalieri, per evitare esaurimento e fatica. Persone più allenate possono invece aumentare la frequenza fino a 5 sessioni a settimana.
Le linee guida dell’OMS aggiornate indicano i livelli di attività fisica consigliati per la popolazione sana adulta per avere benefici a livello di salute, per ridurre il rischio di mortalità per tutte le cause e per malattie cardiovascolari, di sviluppare ipertensione, diabete di tipo 2, cancro, per la salute mentale, qualità della vita, e come abbiamo visto rischio di contrarre infezioni:
Il limite di 300 minuti può ovviamente essere superato, non ci sono controindicazioni anzi.
In ogni caso, l’OMS dichiara che “fare un po’ di attività fisica è meglio che non farne” e che se non si raggiungono questi numeri fare un po’ di attività fisica può comunque far bene alla salute. È consigliato iniziare con piccole quantità e incrementare gradualmente la frequenza e la durata nel tempo.
La permanenza di sintomi oltre 12 settimane dal termine della malattia acuta è definita come Sindrome Post-Covid o Long Covid. Più di 200 sintomi sono stati associati, ma i più frequenti sono mancanza di fiato, disturbi a olfatto e gusto, affaticamento e sintomi neuropsicologici (mal di testa, perdita di memoria, pensiero lento, ansia, depressione, disturbi del sonno). Anche sintomi muscoloscheletrici appaiono frequentemente.
Nell’80% dei pazienti è presente più di un sintomo, spesso più di 2 fino ad arrivare a 10. È più frequente nelle donne e in pazienti più in là con l’età.
È stato investigato il ruolo dell’attività fisica per i potenziali benefici sulla sindrome post-Covid.
A livello neuro-psicologico, aumenta il benessere, l’umore e diminuisce lo stress. Stimola la plasticità cerebrale, migliora la qualità del sonno e diminuisce le disfunzioni cognitive.
Migliora la funzione cardiaca e respiratoria, migliorando l’uptake di ossigeno, la funzione polmonare e vascolare.
Aumenta la forza e la massa muscolare, la coordinazione intramuscolare e aumenta la tolleranza allo sforzo.
Come abbiamo visto, migliora la funzione immunitaria, aumentando le citochine anti infiammatorie e diminuendo quelle pro-infiammatorie.
Il vaccino è lo strumento primario per fermare la pandemia e i contagi ma l’esercizio fisico è la migliore medicina a nostra disposizione per migliorare la nostra salute sotto tutti i punti di vista e aiutarci a prevenire malattie croniche non trasmissibili nonché affrontare meglio infezioni come quelle da Covid, evitandone le complicanze più gravi.
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